SCRIVERE GIALLO -Nella mente del criminale. I parte
NELLA MENTE DEL CRIMINALE
Se abbiamo messo a fuoco cosa è successo, chi ha commesso il crimine, perché lo ha fatto e chi indaga siamo già a buon punto.
Abbiamo detto che sarebbe meglio che il colpevole fosse presente fin dai primi capitoli della storia, sarà compito dell’autore riuscire a distrarre il lettore per far sì che non focalizzi su di lui la sua attenzione. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo ricostruire sin nei minimi dettagli la psicologia e la storia del nostro criminale, analizzando tutte le sue mosse e i suoi errori per poi poter costruire le indagini del detective.
Come procediamo?
IL PASSO DEL GAMBERO
Torniamo indietro immedesimandoci nell’autore del crimine. Solo pensando come lui, calandoci nei suoi panni riusciremo a creare un personaggio credibile.
Attenzione: se riusciremo a trovare delle motivazioni forti e plausibili, sulle quali si può non essere d’accordo ma che rendono il personaggio più umano, avremo fatto centro.
Un cattivo che sia cattivo e basta non è un buon antagonista per il nostro detective, è piatto, privo di sfumature, poco interessante.
Un cattivo che abbia delle motivazioni per fare ciò che fa e scelga volontariamente la strada del male invece è un personaggio intrigante, che può toccare delle corde nell’animo del lettore.
Il primo passo dunque è l’immedesimazione. Abbiamo molte domande da farci e dobbiamo trovare risposte che abbiano un tratto essenziale: la verosimiglianza.
La prima su cui lavorare è:
Il colpevole è un soggetto mentalmente disturbato?
La scelta è determinante e dovremo procedere e indirizzare la storia sulla base di quello che avremo deciso. È chiaro che, se abbiamo optato per raccontare una persona che sia affetta da psicosi o psicopatie, il primo passo da compiere è studiare e approfondire la tipologia di disturbo mentale che andiamo a narrare. Solo così la nostra trama potrà essere verosimile. Un buon consiglio, in questo caso, è consultare uno specialista, psichiatra o psicologo, per avere una sponda con cui confrontarsi.
Manifestazioni della malattia | Effetti della malattia | Eventuali medicine | Comportamenti in assenza di medicine | |
Patologia
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Se invece il nostro criminale non ha particolari patologie, allora dobbiamo trovare delle motivazioni forti che lo spingano a commettere un delitto più o meno efferato. Scriveva Sigmund Freud che l’uomo ha istinti aggressivi e passioni primitive che portano allo stupro, all’incesto e all’omicidio; questi sono tenuti a freno, in modo imperfetto, dalle Istituzioni Sociali e dai sensi di colpa. Dunque, in senso lato, nella personalità di ogni individuo c’è un lato nascosto che, se non represso in modo efficace, potrebbe trasformare ognuno di noi in un pericoloso criminale. È grazie ai freni inibitori della morale, delle leggi e dei sensi di colpa che questo lato oscuro viene adeguatamente ingabbiato e imbrigliato in regole educative e sociali che ne impediscono la fuoriuscita.
Chiediamoci allora perché per il nostro assassino i freni inibitori non abbiano funzionato, spingendolo a compiere volontariamente un atto delittuoso.
Proseguiamo quindi con le domande che ci aiuteranno a definirlo.
Chi era la Vittima per il nostro Antagonista?
Si tratta di una domanda molto importante, perché è necessaria per delineare il rapporto fra antagonista e vittima e ci racconta molto del nostro cattivo. Se approfondiamo la relazione fra i due, se mettiamo a fuoco che cosa rappresentava la vittima per il carnefice e perché ha fomentato in lui gli istinti criminali, avremo un quadro preciso dei sentimenti che hanno motivato il colpevole.
Qual è l’elemento scatenante che ha provocato la decisione di compiere il crimine? Cosa ha scatenato l’impulso omicida?
Riuscire a inquadrare questo fattore ci sarà utile per definire che genere di delitto stiamo raccontando. Un delitto passionale – un raptus - o un delitto pianificato a freddo
(continua…)
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