INTORNO AL GIALLO – AUGUSTO BRUNI Il Noir origini e caratteristiche

AUGUSTO BRUNI

Il Noir

Origini e caratteristiche

(prima parte)

 

Ritorno a parlare di detective su invito di Gabriella e di Elisabetta.  Stavolta voglio occuparmi in specifico  di quelle narrazioni che vengono chiamate comunemente "Noir".  Lo faccio perché la polemica sulla definizione di che cosa sia Noir e cosa non lo sia è lungi dall' esaurirsi.  Possiamo però mettere dei punti fermi e muoverci, se non altro, con maggiore sicurezza e, soprattutto, con maggiore consapevolezza storica.

Come voi sapete mi sono occupato negli ultimi tempi di archetipi. E nel caso del Detective l'archetipo che ci interessa più da vicino è quello del Mago.  In questo caso specifico il Mago vuole scoprire a tutti i costi la verità su un crimine.  Dovrà distinguere tra le tracce che lo portano alla scoperta dell'autore del crimine e le false tracce che qualcuno ha disseminato per sviare la sua indagine. Ciò che viene chiamato movente  è la molla che muove l'azione del criminale. Capire il movente è un'operazione a ritroso, perché il detective dovrà muoversi all’ indietro come un gambero per riuscire a capire quando e perché è cominciata l'ideazione del crimine.

Questo è lo scenario astratto, ma ben funzionante, su cui è articolata la maggior parte delle storie di Detective. Ed è uno scenario che è collegato con un precedente estremamente antico: la metafora del cacciatore e della preda che viene cacciata.  Parlo di scenario astratto ma ben funzionante perché, se andate a vedere le vostre storie di detective preferite, vi accorgerete che, mutatis mutandis, sono ambientate in epoche anche lontanissime fra loro. In Cina è esistito, nell'epoca corrispondente al nostro Medioevo, un giudice che faceva anche da detective. Qualcuno ha scritto delle storie dove il detective è il filosofo greco Aristotele e il mio amico Alfredo Colitto ha scritto delle storie ambientate nel nostro Medioevo dove il detective è Mondino de Liuzzi,  un celeberrimo medico e anatomopatologo.  Tutto questo  per dire che c'è un fattore di estrema importanza quando costruite una storia di detective. Si tratta dell' ambientazione storica e sociale in cui si muove il nostro protagonista.  Ambientare una storia di detective ai nostri giorni, come se fosse avvenuta ieri l’altro, da un lato vi semplifica la vita. Dall'altro ve la complica leggermente, perché dovrete tenere presente tutti gli elementi che costituiscono la nostra vita attuale, la tecnologia, prima di tutto. E poi soprattutto come si svolgono, che qualità hanno le relazioni umane. Come funziona la società. Come funzione l’amministrazione della Legge. Ne deriva che, per forza di cose, il vostro giallo avrà un'impronta decisamente realistica.

La stessa operazione l'hanno fatta a suo tempo i romanzieri che sono stati identificati col tipo di storie che scrivevano, chiamate "hard boiled novels": Dashiell Hammett, Raymond Chandler, Cornell Woolrich, Mickey Spillane e James McCain. Ma qui siamo già a cavallo tra anni ‘30 e anni ‘40. In precedenza l’aggettivo “noir” era stato utilizzato per la prima volta in Francia, per indicare le storie degli autori inglesi pubblicate in una collana di libri con la copertina nera, da cui il titolo. Si  trattava delle opere di autori come Horace Walpole (Il Castello di Otranto, 1764) e soprattutto Bram Stoker (Dracula, 1897), Ann Radcliffe e Clara Reeve.

In tutte queste opere l'elemento predominante è il soprannaturale, lo spaventoso, il mistero sconosciuto, le maledizioni -  in sintesi tutto ciò che serve a costruire una storia  di paura.  Ricordate: la parola "horror" deriva dal verbo latino "horrere", che si riferisce al rizzarsi dei peli sulla schiena degli animali come un gatto o un cinghiale quando, per l'appunto, hanno paura. Tutte queste storie non hanno, evidentemente, nulla a che fare con una storia in cui il protagonista è un detective e l'attività di scoperta del crimine che egli esplica. Semmai, costruiscono un possibile "contorno" delle storie del Detective. Tutto ciò che è oscuro, magari  sotterraneo, polveroso, corrotto, viscido,  contribuisce a creare un'aura di fascino morboso attorno al protagonista (o all’Antagonista). Ma questo protagonista non è mai un detective. Semmai, nelle storie più moderne, potrebbe essere un grande criminale o un genio del male, da Scarface al Joker di Batman, al serial killer Buffalo Bill. E dunque egli sarebbe soltanto un possibile Antagonista di un detective: mica per caso gli agenti del fisco che stanno dietro a Scarface sono dei veri e propri detective, così come lo è il poliziotto Jim Gordon che sta dietro le indagini sul Joker  o l’agente Sterling che dà la caccia al serial killer in Il silenzio degli innocenti.

Voglio dire che c'è stato uno slittamento di significato semantico del termine “Noir” a partire dalla svolta degli anni 30/40, quando entrano in scena i romanzieri americani citati appena sopra.  Chiediamoci allora: qual è la situazione sociale negli USA all'inizio degli anni 30 e per tutti gli anni 40? Gli Stati Uniti sono un grande giovane Paese che  si è appena ripreso dallo shock della Prima Guerra Mondiale.  Così come in tutti i Paesi europei coinvolti nel conflitto, la guerra ha lasciato ferite profonde all'interno del tessuto sociale, soprattutto per la presenza dei mutilati e di persone in stato di shock psichico permanente, reduci incapaci di reinserirsi nella vita lavorativa.

 

Aggiungiamo a questo che, appena è cominciata un poco di ripresa, gli USA hanno ricevuto una mazzata terribile, ovvero il venerdì nero di Wall Street, l'inizio della Grande Depressione del 1929:  collasso dell'economia fino a inizio anni ‘50, milioni e milioni di disoccupati.

Tutto il paese scopre che l'American Dream è appunto un sogno, buono solo per coloro che ce l'hanno fatta, che sono una infima minoranza. Gli altri, salariati a reddito fisso, sono in miseria. Non a caso ci sono pochissimi film che parlano esplicitamente della grande depressione, mentre al contrario i generi cinematografici che si affermano con cadenza decennale tra 1930 e 1950 assomigliano pericolosamente a degli esorcismi.  L'horror, a inizio anni 20 e per tutti gli anni ‘30 e oltre, esorcizza i terribili sogni della guerra con i suoi effetti collaterali di infermità fisica e psichica. Il cosiddetto Noir, o meglio l' Hard Boiled degli anni 30/40, esorcizza una società spaccata in verticale e profondamente corrotta, dove la mafia dei colletti bianchi non è meno repellente di quella dei gangster dichiarati. La fantascienza degli anni ‘50, a inizio della guerra fredda, esorcizza il pericolo del comunismo che già aveva turbato i sogni degli americani negli anni ‘20 e ‘30 con i grandi scioperi e la crescita del movimento operaio e sindacale. Trasversalmente a tutto ciò notiamo l’onnipresenza del musical,  che non è un genere autonomo, ma semmai una variazione musicale e pop della commedia (la quale a sua volta non è un genere) ed è da sempre uno degli esorcismi più potenti per nutrire di sogni ottimistici e romantici gli americani depressi.

La mia ipotesi è che lo slittamento semantico del termine “Noir” sia avvenuto perché i critici si sono ostinati a vedere soltanto ciò che si agita alla superficie dell'iceberg, ma mai cosa c'è veramente sotto. Per la stessa identica ragione hanno creato a ripetizione categorie e sottocategorie per tentare di controllare e denominare in qualche modo quell'espressione artistica che si presenta un poco diversa dagli esempi precedenti. Non è un caso che la stessa identica cosa sia avvenuta per i critici musicali e per la musica. Se non si capisce la genesi strutturale di un'espressione artistica non importa: basta crearle attorno un'etichetta. Ma tutto questo porta, alla fine, solo confusione. È esattamente per questo che nel calderone del “Noir” finisce di tutto: la romantica storia di un bandito in un ambiente esotico (Pepè le Moko), le varie storie degli "Scienziati pazzi" come quella del Dottor Jekyll e Mister Hyde, storie di detective alienati, solitari ed amari come quelli di tutto l'Hard Boiled anni 40, praticamente tutte le storie melodrammatiche di varie eroine negative come le adultere… potrei continuare per chilometri.

In realtà tutte queste storie sono profondamente diverse, soprattutto perché il protagonista non è mai lo stesso in termini di archetipi. Il gangster innamorato e tradito è in realtà un Guerriero negativo.  Lo scienziato pazzo alle prese con il suo Doppio è una mescolanza tra Re e Mago. Le varie adultere o “donne perdute” sono Amanti. Il detective alienato, il Marlowe di turno, è sicuramente un Mago triste. Ognuno di essi ha una sua finalità propria e un suo codice morale individuale. Se ci fate caso, le uniche distorsioni narrative che sono evidenti in tutti i loro film sono quelle determinate dai vincoli della censura: due coniugi regolarmente sposati dovevano dormire in letti separati. Due amanti adulteri non potevano venire raffigurati l'uno a casa dell'altra in atteggiamento affettuoso. Un uomo o una donna ammazzati non potevano versare sangue dalle ferite. Ogni azione negativa mostrata sullo schermo doveva avere un suo contrappeso positivo, anche e soprattutto in termini di finale: ci sono centinaia e centinaia di casi di film snaturati ad opera della censura e, se andiamo a vedere le sceneggiature originali, ci accorgiamo dell'enorme differenza tra  queste e  il risultato finale.  Fatta la tara all'intervento censorio, rimane il fatto che è veramente difficile riuscire a capire le differenze tra film e film se ci si appella semplicemente alla categoria del Noir.  Non possiamo neanche appoggiarci all'ennesima categoria creata a bella posta perché non ci porta da nessuna parte. Meno che mai possiamo appoggiarci a degli elementi puramente formali in termini di costruzione della scena e non possiamo neanche definire il film noir in termini di stile narrativo.

 

(continua)