INCURSIONI GIALLE: ROSA TERUZZI

 

ROSA TERUZZI

LA SIGNORA IN GIALLO

IRONICA, TRASGRESSIVA DÀ VOCE A TRE ORIGINALI DETECTIVE

CHE CI PORTANO A RISCOPRIRE UNA MILANO NOIR CHE A TRATTI RICORDA QUELLA DI SCERBANENCO

 

Giornalista professionista, esperta di cronaca nera, caporedattrice del programma di Crime in onda su Rete4 Quarto grado, esordisci con un racconto  pubblicato nella raccolta Crimine Milano giallo-nera, il secondo, “Requeiscat,”nel 1996 viene segnalato dalla giuria del Premio Scerbanenco, poi seguono i romanzi “Nulla per caso” (Sperling & Kupfer), “Il segreto del giardiniere”e“Il prezzo della bellezza,”in cui incontriamo la protagonista  Irene Milani, cronista di nera dotata di uno speciale dono , la capacità di sentire il dolore degli altri. Poi  nel 2016 esci con Sonzogno con il primo volume  della serie “I delitti del casello”, che vede come protagonista Libera, una splendida quarantaseienne che si mantiene creando bouquet di nozze nella sua casa bottega, un vecchio casello ferroviario trasformato.  Come è nato il progetto? 

Da tempo sentivo il bisogno di raccontare una storia di donne che facessero parte della stessa famiglia. E desideravo ambientare questa storia in un casello ferroviario, perché li amo molto.

E’ stato proprio un casello in stato di abbandono a farmi nascere l’idea dei romanzi: si trova in via Pesto, una strada che collega il Naviglio Grande con il popolare quartiere del Giambellino. Ho pensato che fosse un angolo di Milano  perfetto per farci vivere le mie protagoniste, insieme così periferico e così poetico.

E’ vincente l’idea di mettere in gioco tre generazioni di donne. Ce ne vuoi parlare?

La protagonista dei romanzi è Libera, 46 anni, ex libraia costretta dalla crisi economica a reinventarsi una professione. Ha trasformato il magazzino del casello che le ha lasciato il nonno ferroviere in un laboratorio di fiori specializzato in bouquet di nozze. Secondo le sue clienti, i suoi fiori portano fortuna, ma Libera, vedova da oltre vent’anni di un poliziotto, pur essendo contesa da due uomini affascinanti, non riesce a trovare la sua strada in amore. Nell’estate del 2014, la più piovosa di sempre a Milano, accetta quasi per sbaglio un incarico da investigatrice dilettante e da quel momento la sua vita cambia per sempre. E cambiano i rapporti con le altre donne della sua famiglia: la figlia Vittoria, poliziotta dura e tutta d’un pezzo, e la madre Iole, un’eccentrica insegnante di yoga, capricciosa e insolente, fautrice dell’amore libero.

Iole diventerà la prima alleata di Libera nelle sue indagini mentre Vittoria cercherà inutilmente di contrastarle.

Sei d’accordo nel dire che Milano è l’altra grande protagonista dei tuoi romanzi? Per te quanto conta l’ambientazione? 

Milano non è la quinta su cui si svolgono i miei romanzi, ne è a tutti gli effetti protagonista. E’ una grande città proiettata verso il futuro che ha saputo mantenere le proprie radici. A volte assomiglia a un’astronave, a volte a una canzone di Jannacci. A me piace raccontarla negli angoli nascosti che ho scoperto quando facevo la cronista in un quotidiano del pomeriggio,“La Notte” che assomiglia molto a “La Città”, il giornale popolare in cui lavorano due “complici” della fioraia-detective: la misteriosa cronista Irene Milani e il suo capo, l’irascibile Temperante Cagnaccio detto Il Dog. 

Quale consiglio daresti a chi vuole scrivere gialli o noir?

Sinceramente, non mi sento all’altezza di dare consigli a nessuno, soprattutto nel campo della scrittura, ma penso che la prima ricetta sia leggere, leggere, leggere. E scrivere solo libri che si avrebbe voglia di leggere.

Come trovi gli spunti e le idee per le tue storie?

Praticamente ogni scena a cui assisto, ogni frase che ascolto, ogni persona che incontro mi suscita un’idea. Ho sempre inventato storie, fin da quando ero bambina. Fantasticare era quasi una droga per me. Per questo non mi ispiro mai ai casi reali di cui mi occupo nella mia veste di giornalista: lo troverei, oltre che irrispettoso per i veri protagonisti, anche molto limitante dal punto di vista creativo.

Quanto è importante documentarsi?

 La mia formazione è da giornalista, quindi per me documentarmi è fondamentale. Quando descrivo un luogo, per esempio, devo averlo visto. E poi, naturalmente, leggo molti libri sui fiori e sulle piante per non fare figuracce. Ma ho anche una consulente botanica, Sarah, una fioraia straordinaria che ha il suo negozio in via Pistrucci, nel quartiere Molise-Calvairate, un’altra zona popolare di cui parlo nei miei libri.

Inizi il romanzo solo se hai una scaletta ben definita o scrivi di getto?

Nella mia prima serie di romanzi, usavo la scaletta. Poi Sveva Casati Modignani mi ha incoraggiato a essere più libera nella costruzione della trama. Così ora, quando mi metto a scrivere, conosco già l’inizio, la fine e il senso della storia, ma cerco di farmi sorprendere dal suo svolgimento mano a mano che procedo nella stesura.

Parti da un personaggio o da una situazione? Quando scrivi hai in mente un preciso target di lettori?

Di solito metto i miei personaggi in una situazione e li lascio agire. Ammetto di essere poco razionale nella costruzione della storia: non mi prefiggo mai un target di riferimento, non uso le tecniche che insegnano in molte scuole di scrittura per tenere agganciata l’attenzione dei lettori (un colpo di scena ogni tot pagine, per esempio). Mi annoierei mortalmente, mi sembrerebbe di “fare i compiti”, mentre io sono istintiva nella scrittura.

Il colpevole deve essere un personaggio che ha una rilevanza nella storia?

Sì, la psicologia del colpevole è importante tanto quella della vittima. Per me, scrivere un giallo significa indagare l’abisso che porta un uomo (una donna) a togliere la vita a un altro,.  Ma mettersi nei suoi panni non significa affatto assolverlo.

Anche se alcuni colpevoli possono sembrare affascinanti, il Male non ha alcun fascino per me.

Tre doti che deve avere uno scrittore di gialli/noir

Tutti gli scrittori sono curiosi, ma uno scrittore di gialli e noir, secondo me, non può prescindere dall’essere anche compassionevole. Infatti chi è facile al giudizio, non può costruire personaggi di colpevoli davvero complessi e sfaccettati. perché non potrebbe mettersi nei loro panni, ne farebbe delle macchiette.