INCURSIONI GIALLE – RICCARDO BRUNI

RICCARDO  BRUNI

DAL SEL- PUBLISHING  ALLA CANDIDATURA AL PREMIO STREGA

 

Determinato, rigoroso, dopo aver vinto nel 2010 il concorso IoScrittore decide di diventare editore di se stesso e comincia l’avventura nel self-publishing, riscuotendo da subito grandi successi. Ha accettato di rispondere per  noi ad alcune domande:

1.Lettore onnivoro, autore onnivoro, blogger, hai lavorato come indie e per gli editori, hai scritto, secondo una formula abusata ma calzante, di tutto di più. La curiosità ci sembra la tua cifra personale, la tua chiave di volta. Ma hai scelto di privilegiare il romanzo giallo/mystery, perché?

Il crime, nelle sue varie sfumature tra giallo e nero, è come un biglietto per un viaggio nella nostra metà oscura, quella di cui siamo meno consapevoli, sia come individui sia come società. È un luogo affascinante, di conflitti, spesso irrisoti, che mi appassionano. E poi il genere mi offre la possibilità di contare su una struttura narrativa solida. Proprio per la curiosità, la voglia di perdermi dentro le cose, ho bisogno di darmi un percorso logico, che mi consenta di sviluppare  tutto questo in una forma accessibile.

  1. La notte delle falene ha due editori, Amazon Publishing e , dal 2017, La nave di Teseo. Una bella soddisfazione…

Una soddisfazione gigantesca. Sono due realtà che ammiro molto, di cui mi emoziona far parte. E poi, da quando mi interesso di editoria digitale(ed è parecchio tempo), ho sempre ripetuto che dovremmo considerare queste opportunità in modo complementare a quelle proprie dell’editoria tradizionale. Libri di carta ed ebook sono ottimi amici, perché portano le stesse storie in mondi differenti. Anche per questo, quindi, il fatto di essere l’autore che ha messo insieme due contesti apparentemente distanti come Amazon Publishing e La nave di Teseo mi riempie d’orgoglio.

  1. Una sera di foglie rosse e Di questo e altri mondi: i casi dell’avvocato Berni 1 e 2. Come mai a un certo punto hai deciso di dar vita a un personaggio seriale? Pensi di continuare a raccontare le sue avventure?

Era un’idea che mi girava in testa da un po’, alla fine ho deciso che era arrivato il momento e ho iniziato a lavorarci. Adesso sto scrivendo il terzo libro della serie, che uscirà il prossimo autunno. Inizialmente avevo pianificato una trilogia, ma strada facendo si sono aperte altre porte, e quindi vedremo.

  1. Quali consigli daresti a chi vuole scrivere gialli o noir?

Prima di tutto, leggere. Non solo gialli, ma qualsiasi cosa stuzzichi minimamente la tua curiosità. Sicuramente, un buon manuale di scrittura può essere d’aiuto. E credo che anche seminari e scuole siano occasioni stimolanti. Io ho frequentato contesti di questo tipo come studente e poi come insegnante, e sono state belle esperienze, in entrambi i casi. Chi scrive ha bisogno di condivisione. E di studio. Quando a Pontiggia chiedevano: ‘Si può imparare a scrivere?’ , lui rispondeva girando la domanda: ‘Si può scrivere senza aver imparato?’ La scrittura, soprattutto quella di genere, è fatta anche di meccanismi, strumenti, dispositivi.  È importante comprenderli, anche semplicemente dal punto di vista di un lettore. Tutto giusto, ogni occasione che ti arricchisca vale la pena. Ma prima o poi ti ritrovi di fronte alla cara, vecchia pagina bianca, e allora è come imparare a camminare: un passo dopo l’altro, una parola dietro l’altra. Quado arriva il momento, devi mollare gli ormeggi e salpare. Scoprirai che un sacco di cose si imparano strada facendo.

  1. Come trovi gli spunti e le idee per le tue storie?

Da qualsiasi cosa. In qualsiasi momento. Scrivere è un mestiere totalizzante perché quando non scrivi pensi a cosa scrivere. Ogni volta che qualcosa ti smuove un’emozione, pensi subito a come potresti raccontarlo. E poi per qualche anno sono stato un cronista di giudiziaria e ho bazzicato quotidianamente tribunali, questure e caserme, il che per un autore rappresenta un bagaglio di idee e stimoli niente male.

  1. Quanto è importante documentarsi?

È fondamentale. La tua storia deve sembrare vera senza esserlo, è questo il patto che stringi con il lettore. Documentarsi è il modo migliore per assicurare quel senso di autenticità che renderà tutto più avvincente. Poi, certo, ci sono esigenze narrative. La realtà non è sempre così affascinante, la fantasia e il ‘romanzesco’ devono avere il loro spazio.

  1. Inizi il romanzo solo se hai una scaletta ben definita o scrivi di getto?

Inizio il romanzo quando ho una scaletta, ma mentre scrivo lavoro molto di getto e in genere stravolgo tutti i piani. Per me è importante avere una mappa, ma il romanzo poi lo senti mentre scrivi, quando si sviluppa la storia e crescono i personaggi. Così, quella scaletta la rivedo di continuo, ma riesco a non perdermi perché so che c’è.

  1. Parti da un personaggio o da una situazione?

Dipende. In genere partivo da una situazione, un’immagine, una canzone, un nucleo narrativo, e poi sviluppando la storia lasciavo entrare i personaggi. Per la serie che sto scrivendo adesso, invece, sono partito dal protagonista, Leo Berni, e attorno a lui ho iniziato a costruire il resto. È importante trovare ogni volta la via giusta per ciascun progetto, e mettersi al suo servizio.

  1. Quando scrivi hai in mente un preciso target di lettori?

Non direi. Certo, a volte mi vengono in mente alcuni commenti, certe perone, il modo in cui reagiranno a quella scena, però cerco di non lasciarmi condizionare troppo. Cercare il consenso mette in pericolo la storia che stai raccontando.

  1. Quanto conta l’ambientazione?

Come tutto, dipende da quale ruolo avrà. Ci sono ottimi romanzi ambientati in una stanza, per dire. L’importante è che sia sentita come reale, che solleciti tutti i nostri sensi. Può essere solo quella stanza, ma voglio sentirne l’odore. Oppure, può essere un mondo completamente fantastico, ma deve avere una sua coerenza di fondo. Alla fine, credo che l’ambientazione sia parte integrante della storia, quindi deve ‘suonare’ in un certo modo. Deve prima di tutto essere sentita come assolutamente reale, perché se è reale il mondo in cui gli eventi si svolgono allora sono veri anche gli eventi. Prendi Derry, la città in cui Stephen King ha ambientato diverse storie, tra cui ‘It’ (un romanzo meraviglioso), alla fine è una città inventata, ma è assolutamente reale. Molto più reale di tante città esistenti ma raccontate senza un ‘vissuto’, come fossero fondali posticci. Il fatto è che  se è vera Derry, allora è vero anche Pennywise. Ed è questo che accende la miccia.

  1. A tuo avviso è importante seminare indizi che permettano al lettore di arrivare da solo alla soluzione?

Ogni colpo di scena è un gioco di prestigio. È come per le tre carte. Devi mostrarle, saperle maneggiare, gestire l’attenzione del pubblico, distrarla con false piste e portarla dove vuoi, giocarci un po’, e poi… Abracadabra! Quando riesci a farlo, il colpo di scena funziona. Non vale solo per la soluzione di un giallo classico del tipo ‘whodunit’, ma anche per l’entrata in scena di un personaggio, una rivelazione che imprime una sterzata alla storia. Ogni storia vive di rivelazioni e sospensioni, un tira e molla di concessioni e reticenza. È quello che serve. E ogni indizio seminato rende la rivelazione più emozionante.

  1. Il colpevole dev’essere un personaggio che ha una rilevanza nella storia?

Non saprei. Non credo esistano regole così ferree. Forse un tempo era così. Mi vengono in mente le venti regole per scrivere un poliziesco di S.S. Van Dine, che fotografano un periodo, storico e letterario, ma mi chiedo quanto siano attuali oggi, in un’epoca in cui le cose più interessanti nascono da ibridazioni e contaminazioni di generi e registri. Le regole, in generale, possono sempre essere forzate, con consapevolezza (il che implica conoscerle), ma l’importante è che la storia che racconti sia capace di trasportare con sé un’emozione.

  1. Tre doti che deve avere uno scrittore di gialli/noir.

L’empatia, prima di tutto. Vuol dire entrare nella mente dei tuoi personaggi, buoni e cattivi, capire  come si muovono, vivere le loro ossessioni. La capacità di mantenere la corda tesa fino alla fine, padroneggiando i vari dispositivi narrativi che devono far parte della tua cassetta degli attrezzi. La curiosità di interessarsi a cose diverse, che possono offrire spunti preziosi per le tue storie.