INCURSIONI GIALLE – PATRIZIA DEBICKE Un mix vincente storia giallo e una buona dose di avventura

PATRIZIA DEBICKE

UN MIX VINCENTE

Storia Giallo e una buona dose di Avventura

Le contaminazioni sono la sua specialità e la sua passione. Lo racconta non solo la sua esperienza  professionale ma anche l’approccio coinvolgente alla scrittura,  pieno di entusiasmo e partecipazione,  condito con un pizzico di ironia che ci racconta parecchio di lei.

La tua è una biografia lavorativa molto particolare, con esperienze plurime e variegate, dalla moda alle ricerche di mercato. Come ti sei affacciata al mondo della narrativa?

Tantissimi anni di lettura, lavoro, lavoro, cinque anni di correlatore e ghost-writer per ricerche di mercato, qualche idea nel cassetto e un’ernia del disco che mi ha inchiodata in poltrona mi hanno spinto a provare…

Mescoli in modo sapiente storia, fiction, avventura, giallo e thriller. Come ci riesci e perché questa scelta?

Diabolica abilità? Sarà quella? A parte gli scherzi credo che sia un’ indispensabile dote per chiunque si picchi di scrivere fiction, avventura, gialli e thriller. Poi forse provando e riprovando si migliora. In più mettiamoci il mio smisurato amore per la storia, unica materia nella quale anche a scuola ho sempre brillato.

Da dove prendi lo spunto per i tuoi romanzi?

Ah… Beh.. Dipende  che so: un lampo, un’idea, spesso un dipinto magari, un ritratto. Vedi quello dell’Uomo dagli occhi Glauchi di Tiziano a Pitti. Per i miei Medici invece fu la lettura di una lettera di un ambasciatore inglese  ritrovata ai Frari… per la Sentinella del papa il cinquecentenario  di Giulio II che mi fece scattare la molla sulle Guardie Svizzere…ecc.

Perché l’ambientazione rinascimentale in generale e l’interesse per i Medici in particolare?

Forse un’ inconscia carica giornalistica? Certo è che il Rinascimento  a mio vedere è quanto di più simile all’era attuale. O meglio dire forse agli ultimi cento anni. Stesso caos, stesse guerre reali ed economiche, stessa prevaricazione politica. Stessa generale esplosione di assolute novità  in ogni settore di umano sapere. Stesso senso di paura, stessa curiosità…
I Medici in particolare . Beh i Medici che ho scelto io sono quelli della seconda era, quelli  del Granducato,  quelli di Firenze capitale di un vero  stato, la Toscana. Quelli che ci misero la faccia e governarono. Preferisco  chi governa in prima persona a chi lo fa da dietro le quinte manovrando il popolo  come un burattinaio.

Il tuo ultimo romanzo, uscito a febbraio per Delos Digital - L’enigma del fante di cuori -, uno storico/spy story, un’altra contaminazione, è firmato insieme ad Alessandra Ruspoli, tua figlia.  Che cosa ci dici di questa esperienza? La ripeterete?

Un’esperienza che ci è piaciuta molto  e che ripeteremo. E molto presto credo. Dovremmo uscire sempre per Delos Digital con Il menestrello di Notre-Dame sia in e-book che in cartaceo. Un romanzo come l’altro ambientato agli inizi del ‘700 ma stavolta con la Francia come principale teatro d’avventura.

La sentinella del Papa e La congiura di San Domenico hanno lo stesso protagonista, Julius von Hertenstein, ufficiale della Guardia Svizzera pontificia di Giulio II e capace investigatore. Hai intenzione di scrivere il terzo? Se sì, quando?

Per ora dovrebbe tornare più vecchio di nove anni in un racconto per un’antologia poi….
Mai dire mai.

È appena stato ripubblicato con un nuovo titolo,Vietato scrivere, un libro uscito per la prima volta nel 1983:il saggio di Joanna Russ che ricostruisce una storia della soppressione (e del silenziamento e soffocamento) delle voci letterarie femminili.

Ritieni che ci sia differenza tra la scrittura maschile e quella femminile? Se sì, perché?

Non vedo differenza tra la buona scrittura maschile e quella femminile. Probabilmente una qual certa differenza sta solo nella percezione dei lettori?

Sappiamo che è una domanda scontata da fare a chi scrive romanzi storici, ma quanto ritieni importante documentarsi?

Documentarsi?  Tanta  fatica ma non solo importante, VITALE!  Ore, ore, ore  perse in libri, su libri, in  testi e poi note e appunti dei quali non sai mai se ti servirai davvero. E tuttavia per me indispensabile,  data anche la mia cronica e scontata mancanza di memoria. E spesso pur controllando  si sbaglia lo stesso, magari involontariamente.
Certo poi c’è sempre la scappatoia che tanto è un romanzo e non un saggio…

A proposito di saggi, ne hai pubblicato uno dal titolo Come si scrive un romanzo storico, che consigli daresti a chi vuole intraprendere la strada del giallo storico?

 Consiglio pro domo sua e dunque mia in questo caso: leggere quello  e leggere il capitolo 38 in cui do qualche idea e  poi regalo persino un esempio in appendice.  E ricordare  che il giallo storico  è sempre un romanzo storico con un intrigo giallo. Insomma con uno sconosciuto colpevole da scoprire.

Inizi un romanzo solo se hai una scaletta ben definita o scrivi di getto?

Faccio le due cose. So sempre  da dove voglio cominciare  e più o meno dove voglio finire… In mezzo poi dipende…  Da come balla la fantasia magari

Parti da un personaggio, da una situazione o da un determinato periodo storico?

Difficile rispondere e tuttavia:  più spesso direi da un determinato periodo storico a cui adatto un personaggio  mentre la situazione  necessariamente viene dopo.

Quando scrivi, hai in mente un preciso target di lettori?

Vorrei  dire TUTTI, e mi piacerebbe  tanto, ma forse  scrivere di storia senza farsi mancare un po’ di  humour penalizza un po’?

Quanto conta l’ambientazione?

 MOLTISSIMO  è importante, vitale  e indispensabile. Il lettore dovrebbe arrivare a sentirsi parte integrante del romanzo: cavalcare, camminare, bere, mangiare e dormire a fianco dei personaggi.

A tuo avviso, è importante seminare indizi che permettano al lettore di arrivare da solo alla soluzione?

Nel giallo sì, ma  possibilmente ben mascherati.

Il colpevole deve essere un personaggio che ha una rilevanza nella storia?

Non necessariamente rilevante ma palpabilmente presente

Tre doti che ritieni importanti per uno scrittore di gialli storici

Amare la storia e conoscerla.
Usarla bene come palcoscenico, ma lasciandola  al suo giusto posto di cornice o sfondo. La trama è più importante . Insomma: deve esserci sempre ma non si vede.
Trovare un  punto nella storia, con caratteristiche adatte a inserire un plausibile intreccio giallo.