INCURSIONI GIALLE – MARIA MASELLA
MARIA MASELLA
Per lei scrivere è una necessità
Dalla passione per Simenon ai racconti per Segretissimo
Oltre un trentennio di gialli e noir indimenticabili
Imprevedibile e prolifica, Maria Masella è una scrittrice che si mette in gioco cambiando pelle. Ha conquistato il pubblico con il commissario Antonio Mariani, dove Genova è protagonista indiscussa. Le abbiamo fatto alcune domande ed è riuscita a sorprenderci.
- Come ti sei avvicinata alla scrittura?
MM: Mi sono avvicinata di soppiatto. Avete presente quando da ragazzine si occhieggia uno che passa, lo si pensa, ci si farebbe avanti ma non ci si ritiene all’altezza. Poi un giorno capita il guaio e per un insieme di circostanze si smette di tacere. Uguale, proprio uguale. Ho sempre desiderato scrivere, inventare storie e trovare le parole per dirle. Ho negato a me stessa questa necessità, anche in modo doloroso, scrivendo “male” a scuola. (medie inferiori). “Male”: seguendo le regole ed evitando di dire qualcosa di personale. Perché è sempre stato questo l’ostacolo: il panico di rivelare troppo. Ma saliva anche la necessità di raccontarmi. Ed ha superato il panico quando ho letto il bando per un racconto spy (avevo già trentotto anni). Storia ambientata a Genova. Ho smesso di nascondermi e ho continuato a scrivere. Allo scoperto.
- Quali consigli daresti a chi vuole scrivere gialli o noir?
MM: Ormai sotto l’etichetta “gialli – noir” vivono talmente tanti romanzi diversissimi fra loro che è difficile dare un consiglio. Come trovare un consiglio valido per chi scriverà un romance con un pizzico (piccolo) di giallo per poterlo inserire anche nella categoria gialli e thriller su amazon? O in veste noir pensa di scrivere una storia di denuncia? A me piacciono i gialli in cui è molto importante il movente. E qui c’è la risposta. Scrivi sempre quello che ti piace, non badare alla moda (lanciala!). Probabilmente l’amore per un genere ti è arrivato da aver letto un romanzo che ti ha colpito. Per me è stato Simenon. Rileggi quel romanzo, più volte, suddividendolo e analizzando svolgimento dell’azione e caratterizzazione dei personaggi. Lascialo da parte. Leggine altri di tipo diverso e studia perché “quello” ti piaceva di più. Poi buttati!
- Come nasce il tuo personaggio di punta Antonio Mariani?
MM: Antonio nasce per caso. Avevo in mente una storia in cui l’assassino vuole essere trovato (quindi lascia indizi) ma troppo tardi (dopo aver fatto soffrire l’investigatore). Ho scelto un io narrante uomo per prendere le distanze. Gli ho dato una famiglia perché era lì che l’assassino doveva ferirlo.
- Come trovi gli spunti e le idee per le tue storie?
MM: Sono una distratta molto attenta. Dimentico l’acqua aperta, il gas acceso, la patente a casa… Guardo le persone. Le persone sono interessanti, ognuna è un mondo. Ho sempre avuto questo problema: mi chiedo perché sorride? Perché è triste? Perché si è comportato così? Quando insegnavo era anche imbarazzante perché finiva che dei miei studenti mi interessava più il loro vissuto che se avevano studiato. Guardare, ascoltare, annusare, assaggiare, toccare. Cinque verbi per i cinque sensi. I primi due vengono sempre consigliati, ma gli ultimi tre fanno la differenza. Fate sentire gli odori. Penso che l’odorato sia il senso primario.
- Sei nota come giallista, ma passi con disinvoltura dal crime al romance, diciamo che è un po’ come cambiare pelle. In quali panni ti senti più a tuo agio?
MM: Se questo fosse il gioco dell’oca, rimanderei alla prima domanda. Ho cominciato in area crime… Perché? Perché mi ci sentivo più a mio agio. Comunque, mi piace il romance e ancora di più lasciarmi alle spalle le gabbie dei generi.
- Quanto è importante documentarsi quando scrivi un giallo?
MM: Tanto, ma non più che negli altri generi. Un mio lettore è medico di terapie d’emergenza, un altro di cellulari… Li sfrutto, in realtà sfrutto tutti. Pochi giorni fa ho sottoposto a un terzo grado la compagna di un giocatore di calcio. Sono facilitata perché sono impicciona. Documentatevi sulle persone, sempre. Il resto richiede astuzia e pazienza.
- Inizi il romanzo solo se hai una scaletta ben definita o scrivi di getto?
MM: La prima stesura è di getto, senza un’idea di quello che accadrà. Inizio un giallo senza conoscere l’assassino. Ma durante la revisione grossa si taglia, si aggiunge, si spostano brani, si inseriscono indizi. Il momento doloroso è quando ci si accorge che pagine molto belle, su cui hai sudato, sono inutili nel romanzo, appesantiscono. Eppure, devono essere tolte. Il giallo è un genere in cui non è accettabile la presenza di più di tre a quattro pagine superflue.
- Parti da un personaggio o da una situazione?
MM: Non c’è una regola fissa. A volte è un luogo. Mi sveglio verso le due di notte e so che qualcosa è arrivato. Per giorni ho tenuto a bada la voglia di scrivere (vizio che è rimasto dai miei inizi) e sono rabbiosa-depressa. Cedo e permetto alle idee di rivestire quel frammento. Idee che spesso sono immagini. Per anni ho cercato una storia in cui ci fossero gli scogli davanti a quello da cui partirono i Mille, lì ho ucciso Habanera in Mariani e le giuste scelte. Ho tante tessere di mosaico in attesa di un disegno in cui trovare casa.
- Quando scrivi hai in mente un preciso target di lettori?
MM: Per i gialli, scrivo per chi pur non amando i proclami, desidera che la storia abbia profondità, dica qualcosa. E non cerchi emozioni estreme. Pensandoci bene tutte queste considerazioni valgono anche quando lavoro un romance. Anche quando scrivo in fretta un racconto per un’antologia a scopo benefico.
- Quanto conta l’ambientazione?
MM: Tanto. L’ambientazione deve essere protagonista aggiunta. I miei gialli in un’altra città sarebbero diversi, più superficiali. Anche quasi tutti i miei romance storici sono ambientati nella zona di Genova, perché ne conosco bene la storia. Da lettrice non sopporto i romance storici in cui l’ambientazione è fasulla.
- A tuo avviso è importante seminare indizi che permettano al lettore di arrivare da solo alla soluzione?
MM: Il lettore tipo vuole mettersi in gara con l’investigatore. Non gradisce trovarne troppi o troppo pochi. Importante è seminarli bene, perché per il lettore è fastidioso quando sono tutti in fila come soldatini, tipo caccia al tesoro. Andate avanti e indietro, modello valzer. Perfetto è mettere un indizio travestito da informazione inutile e poi far scoprire che è determinante. In Mariani e le parole taciute nella prima scena ci sono già indizi mascherati da chiacchiericcio.
- Il colpevole deve essere un personaggio che ha una rilevanza nella storia?
MM: Sì, ma ricordiamo che la valutazione dell’importanza dei personaggi si può fare soltanto quando si arriva alla parola fine. Quindi il colpevole ha, per definizione, importanza nel giallo. Ma la domanda ne nasconde un’altra: quando deve comparire e come descriverlo? Fisicamente può comparire nella penultima pagina ma la sua presenza deve aleggiare da molto prima. Nella descrizione andate di mano ancora più leggera che con gli altri personaggi, evitando nerofumo. Un trucco? Farlo comparire all’inizio, di sfuggita, come figura di contorno. L’ho usato spesso.
- Ultimamente hai scritto un romanzo a quattro mani, come è stata l’esperienza? La ripeteresti?
MM: L’esperienza è stata stressante. Il collega con cui lavoravo, paziente e capace, seguiva un metodo opposto al mio. Premetto che era stato il collega ad avere l’idea della storia e anche di lavorarla insieme. Aveva chiara la trama della sua parte. Sono diventata matta per modellare la mia parte sulla sua perché non fosse ripetitiva. Fra l’altro, a causa dei reciproci impegni, lui aveva già scritto la sua parte e io avrei messo la mia attorno. Fin qui tutto bene… E sono cominciati i guai. Quando scrivo, continuo a modificare il già scritto, perché procedendo vedo e capisco. Come potevo modificare la parte del collega? Gli ho chiesto soltanto due modifiche modeste, con profonda sofferenza.
- Tre doti che deve avere uno scrittore di gialli/noir
MM: Uno scrittore deve avere padronanza della lingua, creatività e curiosità. Uno scrittore di gialli/noir? Fare copia e incolla con la frase precedente. Non è uno scherzo.
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