INCURSIONI GIALLE – FRED VARGAS Un’archeozoologa scrittrice

 

 

FRED VARGAS

UN’ARCHEOZOOLOGA SCRITTRICE

Si definisce una persona che “fabbrica storie” e che “angosciata dal vuoto è sempre alla ricerca di nuove idee per i suoi romanzi”.   È conscia del suo successo, ma fatica ad appropriarsene.

Non ha un metodo vero e proprio, procede per suggestioni, dettagli, approssimazioni, immagini che via via prendono forma. Proviamo a vedere in che modo.

L’INIZIO

La sera, prima di addormentarsi, riflette su una trama. Poi, nel dormiveglia, si materializza un dettaglio: la storia parte da lì. Succede ogni volta e la scrittrice afferma che “lì fatalmente tornerò.” Sono i dettagli che le danno la voglia di andare avanti, a patto però di divertirsi. Se questo non succede, la storia non parte. E comunque “se non invento non mi diverto.”

Alcuni esempi?

Per L’ armata furiosa l'idea le è venuta dalla Masnada Hellequin, nella mitologia medievale un esercito itinerante di anime penitenti che terrorizzava i viandanti, guidato dal mitico re bretone Hellequin.

Per Un luogo incerto era partita da una storia di vampiri.

Lo spunto de I boschi eterni è stato un particolare anatomico, un osso che esiste nel cuore del cervo.

E ancora, con le sue parole:

“So che uno dei personaggi avrà un terzo dito ma a che mi servirà?”

“Qualcuno parlerà mettendo le lettere all'inverso, ma come infilarlo dentro la storia non lo so.”

LO SVOLGIMENTO

La Vargas non prende appunti, non fa note, non costruisce una scaletta. Non c’è nulla di sistematico nel suo modo di procedere. La ragione per la quale afferma di non avere mai idee precise sulla storia è proprio perché non ha alcuna “ricetta della nonna” per fabbricarne una. Anche se sottolinea che la trama non va mai trascurata.

“Quando sto per addormentarmi, immagino un dialogo di cui non prendo nota. Non annoto niente e dimentico l’ottanta per cento.” Ma evidentemente il venti per cento restante è più che sufficiente, perché “una volta che la macchina è lanciata è inarrestabile.”

A questo punto in tre settimane la prima stesura della storia è pronta.

“Quando il film è iniziato” dice la scrittrice “è come vederlo sfilare davanti a me. Dopo i primi tre capitoli, non ho che da seguire ciò che vedo.” Questo significa che la storia preme e che lei deve solo assecondarla. E la sera, prima di andare a dormire, prepara i capitoli per il giorno dopo.

LA REVISIONE

Ciò che richiede più tempo è quello che la Vargas definisce “il lavoro dell’autore”. Ovvero le revisioni stilistiche. Ogni volta l’Autrice si cimenta in quaranta riletture complete. La base della storia rimane la stessa, l’attenzione è tutta sulla forma. Della prima stesura resta lo scenario, salvo nei casi di incoerenza tecnica, ma è necessario riprendere tutto. E queste correzioni comportano “una carneficina di parole.” Vengono cancellati interi passaggi perché a suo dire sono “inutili e insalvabili.”

Così: “Alla fine non lo posso più vedere perché ci sono un sacco di legni morti e l'inferno non è per niente facile.”

I suoi primi lettori sono sua sorella Jo, la madre e suo figlio. Ciascuno di loro ha un ruolo.   Jo è una pittrice e suggerisce dove può far meglio; la madre è più logica e cerca le connessioni;

il figlio si occupa delle ripetizioni e dell’aspetto linguistico.

 

 

 

I PUNTI CARDINE

La Vargas ha chiaro quello che deve al suo lettore:

  • un inizio
  • delle spiegazioni
  • un movente
  • nessuna voce narrante

Questi sono i punti cardine che cerca senza requie e finché non arriva a definirli non si ferma.

Ma possiamo individuare anche altri elementi ricorrenti della sua narrazione:

Personaggi che siano reali senza essere realistici.

Una grande attenzione verso i personaggi minori.

Un colpevole presentato subito e poi costruito via via (che proprio per questo poi l’Autrice fatica ad abbandonare al suo destino di malvagio).

Il suono delle parole: il suono del romanzo è altrettanto importante della storia.