INCURSIONI GIALLE – ELENA E MICHELA MARTIGNONI COPPIA CREATIVA NON SOLO PER DNA

ELENA E MICHELA MARTIGNONI, COPPIA CREATIVA NON SOLO PER DNA

 “Le sorelle mannaja” (Sergio Altieri) o anche le terribili sorelle (Luca Crovi) passano con disinvoltura dallo storico al  noir. Denominatore comune: la passione condivisa per le tinte forti.

1.Domanda scontata ma, da noi a voi, inevitabile: il vostro scrivere in coppia come è nato e come è organizzato?

Cosa rispondete voi, di solito? Noi che una scrive le vocali e l’altra le consonanti, eh eh… scherzi a parte: lo scrivere insieme è nato… per forza, siamo sorelle, ci siamo sempre scambiate libri e pensieri fin da piccole. Questo non significa che sia facile, anzi, litighiamo tra noi quasi solo per la scrittura! Consideriamo la scrittura in team una scuola di umiltà. Molto spesso una delle due si affeziona a qualcosa che all’altra non piace affatto. Sono dolori, ma poi cerchiamo di far prevalere il buonsenso e il bene del libro e… a turni si cede. L’organizzazione è questa: prima si parla molto senza scrivere nulla. O di persona, o più spesso al telefono, inventiamo la storia. Poi una delle due comincia. Non necessariamente dall’inizio… Dopo tanti anni ancora fatichiamo a lavorare seguendo una scaletta, che sarebbe la cosa più logica. Prima regola, insomma, non ci sono regole. Non siamo due persone metodiche e abbiamo vite molto scombussolate. Infine, però, il passaggio dei file è continuo, come in una partita a tennis, e questo è utile per affinare lo stile e cercare di avere una voce sola.

2. Visto che parliamo di gialli e noir, vi capita di assumere i ruoli di ‘poliziotto buono e poliziotto cattivo’ durante la stesura di un romanzo? Se sì, chi è chi? O sono ruoli intercambiabili?

Noi lo chiamiamo l’avvocato del diavolo. Ci abbiamo scritto anche un racconto… su questo legale del demonio! Non è sempre la stessa che fa questa parte, anche se  Elena è la più rigorosa e severa delle due. Inevitabile farlo, essendo in due, e riteniamo che sia utilissimo per smontare certe incongruenze o debolezze del testo.

3. Voi scrivete romanzi storici dal respiro noir - per tutti la saga dei Borgia - e gialli contemporanei (con protagonista il commissario Berté ). Che differenze ci sono nella costruzione e nella stesura  dei primi rispetto ai secondi?

Entrambi i generi non sono semplici, al di là di quello che possano pensarne quelli che reputano sia il romanzo storico sia il poliziesco solo generi di intrattenimento. In realtà entrambi richiedono molto studio e attenzione. Lo storico, ovviamente, richiede una ricerca infinita (se si vuole fare un lavoro fatto bene). Sui Borgia noi abbiamo letto davvero moltissimo, anche perché la storiografia su di loro è immensa. Ci siamo recate sui luoghi che avremmo descritto (siamo state fino a Jativa e a Gandia, le culle della dinastia) abbiamo bevuto il vino della Magione dove si svolse la celebre congiura contro Cesare Borgia, abbiamo incontrato gli studiosi più esperti, insomma… per scrivere uno storico bisogna mettere in conto anni di studio e anche viaggi.

Il poliziesco attuale, per contro, richiede comunque molto lavoro. Non solo devi inventarti una storia truce, la vita di una vittima e del suo entourage, devi trovare l’assassino con il suo movente e il suo modus operandi, ma devi anche guidare il lettore verso la soluzione e raccontare come il tuo protagonista poliziotto è arrivato a scoprire il tutto (e di solito questa è la parte più difficile!!!). Inoltre, visto che noi abbiamo scelto un vero e proprio vicequestore aggiunto dobbiamo anche fare attenzione a non commettere errori (a volte succede… ahinoi) nelle procedure e nei meccanismi istituzionali. Per questo ci dobbiamo rivolgere a dei consulenti. Abbiamo un amico poliziotto, sposato con una poliziotta, che ci riceve spesso a casa sua e insieme i coniugi ci aiutano a correggere gli errori. Inoltre, ai giorni nostri, a differenza di quanto accadeva per la Christie o Simenon, la scienza forense ha fatto passi giganteschi. Telecamere, telefoni, esami scientifici… complicano decisamente la vita del giallista! Non manca il necessario aiuto di una psicanalista, che con pazienza ci aiuta a tratteggiare le figure dei personaggi problematici. Insomma… il lavoro è complesso in entrambi i casi, ma forse noi troviamo più difficoltà nel secondo, cioè il poliziesco.

4. Quali sono i consigli che dareste a chi si avvicina al romanzo giallo e allo storico?

Di leggere tra le righe, sempre, e di lasciarsi trascinare dalla potenza della storia e non da futili dettagli.

5. Gli elementi secondo voi più importanti in una commistione di generi, tra giallo/noir e storico

Secondo noi la commistione dei generi funziona. Non ci interessa avere sempre lo stesso scaffale in libreria, e nella nostra ormai lunga carriera abbiamo sempre sperimentato. Abbiamo scritto anche un thriller fantascientifico, e un giallo per ragazzi e nella nostra serie di Berté giochiamo con la metanarrazione. L’elemento secondo noi fondamentale è comunque e sempre la fantasia dell’autore. Non siamo affezionate alla verosimiglianza di una vicenda. Chi vuole storie vere legge saggi o i quotidiani. Nel romanzo ci si deve lasciar andare… a immaginare cosa accadrebbe se…

I veri capolavori della letteratura, pensiamo alla Divina Commedia, di rado sono verosimili.

6. Tre cose da non fare mai…

Annoiare ripetere dilungarsi

7. Quali sono i vostri autori di riferimento?

Per lo storico Alessandro Manzoni, per il giallo Scerbanenco Simenon e la Christie.

8. Come trovate gli spunti e le idee per le vostre storie?

Osservando sempre la gente. Molto spesso romanziamo vicende vere in cui ci imbattiamo o in cui si imbattono persone a noi vicine.

9. Iniziate il romanzo solo se avete una scaletta ben definita  o scrivete di getto? 

Come già detto: sempre di getto senza alcun metodo 

10. Quando scrivete, avete in mente un preciso target di lettori?

No. Mai. Speriamo di rivolgerci a tutti.

11. Quanto conta l’ambientazione?

Molto. Noi abbiamo ambientato i nostri gialli in vari luoghi, dalla Liguria, a Capri, ora anche in montagna. Il luogo è il fondale irrinunciabile. Il territorio parla, e bisogna ascoltarlo. Facendo ricerche per il nostro primo Borgia venimmo spesso a Roma. Scoprire che sul Tevere, a Ripetta, ci sono ancora le chiatte ancorate e piene di merci, come raccontava un testimone oculare in un rapporto di cinquecento anni fa descritto nel diario del Burcardo, ci ha sorprese e ci ha fatto capire che il luogo è il primo indizio.

12. A vostro avviso in un giallo è importante seminare indizi che permettano al lettore di arrivare da solo alla soluzione?

Non solo è importante, la semina è fondamentale. Fa parte delle regole imprescindibili del genere. Altrimenti è un imbroglio per il lettore che non può arrivare a capire come ci è arrivato l’inquirente. Questa come già detto è la parte più difficoltosa dello scrivere un giallo. Bisogna seminare indizi, ma seminarli bene… e sperare che il raccolto dia frutti.

13. Il colpevole deve essere un personaggio che ha una rilevanza nella storia?

Di solito sì. Troppo comodo scoprire che era stato un marziano che passava di lì… ma, se ben argomentato, ci può stare anche lui!

14. Tre doti che deve avere uno scrittore di gialli/noir

Fantasia Follia Cuore