BACKSTAGE FALSE VERITÀ

FALSE VERITÀ: IL BACKSTAGE

 

Ovvero come ti cuciniamo un romanzo

1^ parte

SCRITTURA A QUATTRO MANI

Durante la presentazione dei nostri libri, una domanda che non manca mai è: "Come fate a scrivere insieme? Qual è il segreto della scrittura a quattro mani?"

Qualche anno fa, con la nostra associazione EWWA - European Writing Women Association - invitammo altre due coppie di scrittrici per mettere a confronto le varie tecniche e, con nostra grande sorpresa, scoprimmo metodi di lavoro completamente diversi dal nostro, ma estremamente efficaci.

Ad esempio Laura Costantini e  Loredana Falcone scrivevano insieme alternandosi al computer e creando la storia con uno scambio continuo in presenza. Federica Soprani e Vittoria Corella , invece, costruivano la trama alternando i punti di vista dei due protagonisti.

E poi c’eravamo noi che, dopo anni di sceneggiature alla scuola degli americani, partivamo rigorosamente da una scaletta dettagliata scena per scena, sulla quale procedevamo poi a piccoli passi scambiandoci gli scritti, tagliando o aggiungendo al materiale dell'altra per ‘pulirlo’ o arricchirlo.

Questa è la premessa. Ma siccome vogliamo parlare del backstage di False Verità, ci sembra opportuno fare un passo indietro.

 

EMMA & KATE

False Verità è il quinto volume della serie gialla che abbiamo ideato con Giulia Beyman e Paola Gianinetto – un nuovo esperimento a otto mani di serialità narrativa tutta al femminile - perciò il lavoro di costruzione dei personaggi era già stato fatto. Per un  intero anno insieme a Paola e Giulia ci siamo confrontate su chi fossero le due protagoniste, cercando di individuare le loro fragilità e  i loro punti di  forza. A poco a poco abbiamo creato quella che in gergo tecnico si chiama bibbia, ovvero un testo di riferimento contenente le linee portanti della serie e le biografie dei personaggi, dove abbiamo annotato tutto ciò che ci veniva in mente su di loro, da ciò che amavano a ciò che mangiavano, dai colori dei vestiti o del rossetto ai loro amici più cari, dalle loro fobie ai loro desideri, passando ovviamente per il loro passato – la back story. La bibbia  viene aggiornata libro dopo libro perché, man mano che  le avventure delle nostre protagoniste  proseguono, si arricchisce di dettagli sulla loro vita e sul loro passato.

In False verità  avremmo ritrovato Emma e Kate alle prese con una nuova indagine.  Dato che in  E niente sia e ne L’ Ultimo battito d'ali –  il secondo e il terzo romanzo della serie -  la storia era imperniata sul ritrovamento di due persone scomparse, abbiamo rinunciato all’idea originaria di un rapimento. Inoltre eravamo consapevoli che in Chiedi al passato - secondo romanzo della serie e nostro primo - una delle difficoltà  che avevamo dovuto affrontare era stata quella di iniziare senza un cadavere (peccato non veniale in un giallo!), quindi avevamo  stabilito che questa volta le nostre investigatrici avrebbero indagato su un  omicidio.

A questo punto s’imponeva un brainstorming.

 

 

 

BRAINSTORMING & TEMA

Per chi non avesse familiarità con la terminologia usata da scrittori e sceneggiatori, apriamo una piccola parentesi a proposito di due parole per noi fondamentali: brainstorming e tema.

La prima significa letteralmente “tempesta di cervelli”, espressione coniata alla fine degli Anni Trenta da un pubblicitario, Alex F. Osborne, che indicò  anche le quattro regole principali di questo metodo di lavoro di gruppo: nessuna critica alle idee degli altri, benvenuti tutti i capovolgimenti di idea, la quantità prima di tutto, lavoro di perfezionamento su ogni idea. Il tutto è imperniato sul gioco creativo dell’associazione di idee, mirato a far emergere varie possibili alternative, in narrativa  relative allo sviluppo di una storia, per poi scegliere quella che ci sembra più adatta. Si può  - anzi si deve – dire tutto quello che ci passa per la testa, che viene annotato e successivamente ‘scremato’ alla fine del brainstorming.

Tra due persone affiatate come noi, che non hanno paura del giudizio dell’altra, è un metodo davvero molto efficace!

Quando invece si parla di tema, in genere si intende questo termine come sinonimo di argomento. Nella nostra esperienza di sceneggiatrici, invece, tema ha un’accezione  più specifica. Indica il punto di vista dell’autore su un determinato argomento. Quando, durante i nostri corsi di scrittura creativa, ci viene detto “voglio parlare di questo o di quello”, la prima domanda che facciamo è: d’accordo, ma cosa vuoi dire, cioè qual è il tuo punto di vista sull’argomento che hai scelto? Non è così scontato come potrebbe sembrare e infatti spesso le persone rimangono disorientate. Ma è fondamentale non solo per dare spessore alla storia che vogliamo raccontare, ma anche per indicare la direzione nella quale vogliamo procedere (ad esempio, se vogliamo parlare di guerra e sostenere, come i futuristi, che rappresenta “l’igiene del mondo” o, al contrario, opporci a ogni manifestazione  violenta, è evidente che la nostra storia prenderà due direzioni molto diverse).

TEMA RICORRENTE: LA FAMIGLIA

Un tema ricorrente  in tutti i nostri romanzi è la famiglia. Nella sua accezione tradizionale spesso la raccontiamo come nucleo disfunzionale, culla di conflitti, tensioni e rancori, mentre il nostro punto di vista privilegia la famiglia elettiva, dove prevalgono accoglienza, affetto e amore disinteressato.

Torniamo a False Verità. Anche in questo caso, mentre ne discutevamo, senza  quasi rendercene conto  è stata una famiglia disfunzionale a conquistare a poco a poco il ruolo di protagonista: i Dalmasso. Ci piaceva l'idea di un uomo ricco, potente e solo, con un rapporto molto conflittuale con i suoi congiunti, che negli ultimi anni della vita, minato dalla malattia, decide di "adottare" una ragazza madre che sta fuggendo da una storia di violenza. Non è la prima volta che trattiamo un argomento del genere, ma forse proprio perché di questi tempi le pagine dei giornali continuano a rigurgitare storie di stalking e violenza sulle donne, sentivamo l'esigenza di farlo. Abbiamo iniziato a chiederci chi fosse questa ragazza e quale fosse il suo passato, perché  si era ritrovata in quella situazione e come  avesse trovato la forza per fuggire da un compagno che si era rivelato manipolatore e violento.

Proprio lui ci era sembrato inizialmente la figura ideale di antagonista, strutturalmente  il personaggio che si oppone al protagonista e che deve essere credibile e forte per rafforzare il conflitto con il personaggio principale. In un giallo, si tratta del “cattivo” di turno, che le nostre investigatrici devono smascherare e assicurare alla giustizia per impedirgli di nuocere.

Il brainstorming che ne è seguito, complice anche una vicenda di cronaca che ci aveva molto colpite, ci ha condotto su una strada che alla fine, per quanto ci avesse appassionato, abbiamo ritenuto non idonea alle storie di Emma &Kate: il compagno di Chiara, lo stalker, era diventato un pedofilo che la metteva incinta per crearsi il suo bambino ad hoc e disporne poi a suo piacimento.  Lei riusciva a sfuggirgli col piccolo, ma lui  si rivolgeva a un investigatore privato, scopriva dove si era nascosta e uccideva Dalmasso per far ricadere la colpa su di lei, ottenere l’affidamento del bambino e  raggiungere il suo scopo.

Una volta concordato che la storia non si addiceva al soft thriller che è il ‘marchio di fabbrica’ della serie di Emma&Kate, abbiamo deciso di ripartire da capo.

Un elemento solo, di tutto il nostro brainstorming, rimaneva portante: la posta in gioco.

 

.... continua